Ritratto giovanile del Generale Raffaele Cadorna

Ritratto giovanile del Generale Raffaele Cadorna


Ritratto giovanile del Generale Raffaele Cadorna, risalente al periodo 1934-1937, con il grado di Tenente Colonnello, al Comando di un Gruppo squadroni del Reggimento Lancieri di Firenze, di stanza a Ferrara.

Generale Raffaele Cadorna  ( 1889 – 1973 )

Raffaele Cadorna nacque a Pallanza, luogo d’origine della famiglia, il 12 settembre 1889, dal Generale Luigi Cadorna e Giovanna dei Marchesi Balbi.

Terminati gli studi liceali al Collegio Rosmini di Domodossola, il giovane Cadorna adì la carriera militare, verso la quale l’attiravano la tradizione di famiglia e una sincera vocazione al mestiere delle armi. Scelse l’Arma di Cavalleria, avendo grande passione per l’equitazione, classificandosi primo su 209 allievi agli esami di promozione al grado di Sottotenente.

Assegnato al Reggimento “Lancieri di Firenze”, nel 1912 prese parte alla guerra italo-turca, guadagnando una medaglia di bronzo al v.m.

La prima guerra mondiale lo vide prima ufficiale di collegamento fra i Comandi e le prime linee, quindi assegnato al Generale Gonzaga quale ufficiale di Stato Maggiore, dove Raffaele Cadorna amava soprattutto quei compiti che lo portavano vicino ed insieme alle truppe combattenti: qui spiccavano maggiormente le sue doti di comando e di azione, che furono riconosciute con una medaglia d’argento a v.m. durante un bombardamento a Velo d’Astico, 17 maggio-21 giugno 1916, ed una seconda medaglia d’argento per il suo coraggioso comportamento nel Vallone di Brestovica, il 4 settembre 1917. Successivamente, durante la resistenza opposta sul Piave, con il grado di Capitano, nel combattimento del Mulino della Sega, avvenuto il 16 novembre 1917, l’audacia ed il coraggio di Raffaele  vennero premiati con una terza medaglia d’argento al v.m.

 La fine della guerra aprì di fatto il periodo di esperienze all’estero che iniziarono con il Presidio di Innsbruck dal 1918 al 1920, indi Berlino (1920-1924), quale componente della Delegazione Italiana della Commissione Militare Interalleata di Controllo.

Al rientro in Italia nel 1924 lo attendeva il Comando di uno Squadrone nel Reggimento “Savoia Cavalleria”dove rimase fino al 1926, quando, promosso Maggiore, fu in servizio presso l’Ispettorato di Cavalleria, l’organo che sovrintendeva alla istruzione ed al servizio tecnico della Cavalleria, nonché agli studi ed agli esperimenti relativi al personale, ai cavalli,ed al materiale di quell’Arma. All’Ispettorato rimase fino al 1929, allorché, con il grado di Tenente Colonnello, fu inviato a Praga come Addetto Militare presso la Legazione d’Italia.

Lasciò Praga nel 1934, e ritornò al Reggimento che 25 anni prima lo aveva visto giovane sottotenente, quello dei “Lancieri di Firenze” di guarnigione a Ferrara, per assumervi il Comando di un Gruppo squadroni, dedicandosi completamente alla formazione professionale dei suoi soldati. Era appassionatissimo della sua Arma ed era anche un prestigioso cavaliere che aveva partecipato, anche se non più giovanissimo, a campionati di cross, corse gentlemen (di cui era stato campione d’Italia nel 1915), campionati militari e concorsi ippici.

Nel 1937, Raffaele Cadorna, promosso Colonnello, ebbe il Comando del Reggimento “Savoia Cavalleria”, uno dei più antichi e prestigiosi della Cavalleria italiana.

Raffaele Cadorna arrivò al comando di questo reparto con un notevole bagaglio di esperienze e di cognizioni; aveva soprattutto le idee chiare sui suoi compiti di Comandante e sull’impiego del suo reparto: volle farne uno strumento di guerra efficiente e, a questo scopo, curava scrupolosamente l’addestramento degli uomini e dei cavalli, affinché fosse il più possibile completo. Egli non mancava di far conoscere ai comandi superiori la situazione del suo reparto, non nascondendo le carenze ma anzi attirandovi le attenzioni delle gerarchie.

La figura, l’opera e l’esempio di Raffaele Cadorna non furono più dimenticati al Reggimento, e resta a far fede l’eroismo di cavalieri e cavalli durante l’ultima carica della Cavalleria in Russia ad Isbuscenski.

Nel febbraio del 1941, Raffaele Cadorna, con suo grande rammarico, dovette lasciare il comando di “Savoia Cavalleria”, per assumere quello della Scuola di Applicazione di Cavalleria a Pinerolo, e poco dopo fu promosso Generale. Egli ubbidì disciplinatamente , sicuro di poter anche nel nuovo e non desiderato ufficio esplicare un’opera utile per l’Esercito, come in effetti avvenne. Durante il suo comando si accentuò il processo di motorizzazione della Cavalleria, già in parte avviato, ma reso ora indispensabile dalle necessità belliche, tenendo però presente che, anche se motorizzata, era fondamentale mantenere vivi nomi, insegne e modalità d’impiego dei reparti di Cavalleria. Ottenne quindi, prima di lasciare il comando della Scuola , che fosse costituito un Centro Addestramento Autoblindo, con personale proveniente dalla Cavalleria.

Raffaele Cadorna lasciò la Scuola di Pinerolo nel marzo del 1943, quando gli venne affidato il Comando della Divisione di Cavalleria Corazzata “Ariete”, in via di apprestamento.

Nel Paese, intanto, la situazione si faceva sempre più grave, e la generica opposizione al fascismo si coagulava in un sentimento di ostile insofferenza. Raffaele Cadorna già dalla primavera del 1943 ebbe contatti con i partiti politici clandestini per una azione comune contro il regime.

Dopo il 25 luglio, la Divisione “Ariete” ricevette l’ordine di lasciare la sua sede a Ferrara per portarsi a Roma, inquadrata nel Corpo d’Armata Motocorazzato, per difendere la Capitale dalla prevista reazione tedesca all’armistizio che si stava trattando. Il 9 settembre, puntualmente, il Generale Cadorna negò il passaggio verso Roma alla 3° Divisione “Panzergrenadieren” tedesca, respingendo il nemico ed infliggendogli,  in combattimento, severe perdite. Purtroppo, dal Comando del Corpo d’Armata Motocorazzato giunsero nelle ore successive ordini di ripiegamento e dopo qualche giorno la notizia dell’armistizio con i tedeschi che comportò inevitabilmente lo scioglimento della Divisione. Si chiudeva quindi un capitolo della guerra per aprirne un altro in clandestinità!

Raffaele Cadorna, coerente con le sue parole, non si rassegnò alla momentanea vittoria dei tedeschi, ma avviò un’attività di fitti contatti fra esponenti militari e uomini politici, sfociata successivamente nella missione  al Nord, quale  Comandante del Corpo Volontari della Libertà, voluto dal Governo Italiano e dagli Alleati. Cadorna così divenne il Generale dei partigiani di ogni colore, ed a questo importante ruolo egli si dedicò con entusiasmo, energia e convinzione,

rifiutando a fine guerra una medaglia d’oro al v.m., convinto di non poterla accettare trattandosi di una guerra fratricida!

Iniziava così l’ultimo capitolo della vita militare di Raffaele Cadorna, a guerra ultimata: la nomina  a Capo di Stato Maggiore dell’Esercito: compito alquanto difficile al quale aderì senza gioire e cioè la ricostruzione di un esercito uscito sconfitto dalla guerra.  

Lasciò la carica dopo due anni, nel 1947 volontariamente, amareggiato per non essere riuscito ad ottenere che l’Ufficio del Capo di Stato Maggiore fosse inquadrato in una normativa che ne specificasse chiaramente le responsabilità, e quindi nell’impossibilità di espletare appieno il suo importante compito.

Il ritiro dall’Esercito non significò per Raffaele Cadorna il ritiro dalla vita pubblica: iniziò per contro la sua vita politica. Si presentò infatti, come indipendente per un seggio senatoriale alle elezioni del 1948. Dalle elezioni riuscì eletto senatore per il collegio Verbano- Cusio-Ossola: iscritto al gruppo “Misto”entrò a far parte della Commissione ove si trattavano gli affari relativi alla difesa nazionale, materia in cui il Generale poteva dare un contributo di alta competenza, rimanendo al suo posto per tre legislature. Era stato anche nominato membro di Organi Internazionali quali NATO, UEO ecc.

La progressiva politicizzazione di ogni settore della vita nazionale, con effetti spesso negativi, provocarono in Raffaele Cadorna la decisione di lasciare la vita politica: esisteva in lui un profondo e sincero desiderio di una effettiva moralizzazione della vita pubblica; qui si trova la vera ragione del distacco di Raffaele Cadorna dalla politica attiva. Ed il motivo onorò l’uomo.

                                                                                                          Maria Paola Cadorna

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